Roma, 14 mag. (Adnkronos) - ''Dalle immagini abbiamo ricostruito che dopo i primi spari la pistola si è inceppata ma Campiti in un attimo ha 'risolto' il problema scarrellando l'arma e ha ripreso a sparare. Ha continuato così a colpire le vittime fino a quando si è girato, ha colpito un'altra vittima, e un condomino gli si è avventato addosso. A quel punto Campiti gli ha sparato sul viso ma lo ha colpito di striscio''. A ricostruire la strage di Fidene davanti ai giudici della Prima Corte di Assise di Roma sono stati gli investigatori che hanno condotto le indagini mentre in aula è stato mostrato il video ripreso dalle immagini di videosorveglianza del gazebo quando Campiti fa ingresso alla riunione armato e uccide quattro donne. Tra i testimoni sentiti in aula il comandante dei Nucleo Investigativo dei carabinieri di Roma Dario Ferrara che ha sottolineato, rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò, come Campiti sia riuscito a risolvere il problema all'arma ''in una frazione di secondo'', riprendendo così a sparare. A Claudio Campiti vengono contestate le accuse di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi per la morte di Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis, di tentato omicidio di altre cinque persone sedute al tavolo del consiglio di amministrazione del consorzio e di lesioni personali derivate dal trauma psicologico subito dai sopravvissuti. Imputati nel processo anche il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente addetto al locale dell'armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto, dove Campiti prese l'arma utilizzata poi per compiere la strage, accusati, invece, di omissioni sul controllo e la vigilanza sulle armi. Ferrara ha spiegato che dai primi accertamenti svolti era emerso che l'arma utilizzata da Campiti per compiere la strage ''aveva una matricola che era stata registrata al tiro a segno nazionale sezione di Roma'' e ''abbiamo inviato subito sul posto personale per fare accertamenti. Nessuno si era accorto che mancava la pistola''. Dalle indagini svolte, ha spiegato il tenente Gianluca De Vivo del Nucleo Investigativo, è emerso che Campiti la mattina della strage è arrivato al poligono alle 8.46, ha parcheggiato la Ford Ka vicino all'uscita, è andato in armeria dove ha preso la valigetta con l'arma, poi si è spostato prima in segreteria per acquistare i colpi e a seguire in bagno. Da lì è arrivato al parcheggio dove alle 9.15 è ripartito in auto andando via con la valigetta. ''Tutto avviene - ha detto Ferrara - senza che Campiti sia mai andato sulla linea di tiro. Nessuno lo segue o sorveglia, in teoria non doveva poter arrivare al parcheggio ma andare a linea di tiro'' del poligono che è stato poi sequestrato. ''Nel bagno nei giorni successivi e' stato trovato un proiettile di quel calibro'', ha spiegato. Nel corso dell'udienza è stato sentito anche il carabiniere che per primo è entrato nel gazebo dove era stata compiuta poco prima la strage. ''Appena all'interno - ha raccontato il maresciallo Marco Valli della stazione Roma fidene - ho visto sulla destra i corpi senza vita di tre donne, due a terra e una ancora seduta. Altre persone erano sopra Campiti che lo stavano immobilizzando. Campiti chiedeva dei carabinieri 'voglio i carabinieri'''. A ricostruire quanto avvenuto nei minuti successivi è stato il maresciallo del Nucleo Radiomobile di Roma Daniele De Nigris ''nel momento in cui sono arrivato sul posto c'era un'enorme confusione con gente che strillava. Mi è stata indicata una pistola Glock per terra all'ingresso, aveva il caricatore inserito con sei colpi e uno in canna, io l'ho scaricata, ho scarellato e l'ho messa in sicurezza. Quando sono entrato c'erano tre donne morte e Campiti circondato da persone. È stato ammanettato ed è iniziata la perquisizione. Campiti intanto strillava 'mi hanno rovinato, mi hanno lasciato senz'acqua, li ammazzo tutti', e intanto si dimenava. C'erano anche diverse persone ferite che sono state portate via in ambulanza''. Nel corso della perquisizione ''nella felpa aveva 55 proiettili, nella tasca dei pantaloni altri 100 e un secondo caricatore con tredici proiettili all'interno - In un'altra tasca il cellulare, senza sim e batteria, custodite a parte, due tessere rilasciate dal tiro a segno nazionale sezione di Roma. Poi - ha aggiunto - nel portafoglio documenti, 535 euro in banconote, un foglio manoscritto 11-12-2022 spazio antistante 'il Posto giusto' via Monte Giberto. Al polpaccio aveva legato, invece, un coltello da sub. Campiti ci ha detto che aveva lasciato tre zaini all'esterno, che sono stati tutti recuperati. In uno di questi abbiamo trovato il passaporto, una busta in stoffa con 5700 euro, medicinali, la carta di circolazione di una Ford Ka poi trovata a poca distanza su via Monte Giberto, poi sequestrata''. Per l'avvocato di parte civile, Massimiliano Gabrielli, ''ci sono due processi in uno, in quello contro Campiti è bastato vedere il filmato in aula per dire tutto ciò che serve - commenta all'Adnkronos il penalista - in quello sul Tsn ed i Ministeri, invece, iniziano ad uscire allo scoperto le gravissime responsabilità e i buchi nella sicurezza nella gestione delle armi che ha reso possibile la strage''. Fonte Adnkronos 14-MAG-24